PIANO PENSIONISTICO VS PIANO DI ACCUMULO, QUALE SCEGLIERE?

La scorsa settimana, durante l’intervista con il famoso Youtuber Marcello Ascani (se non sei riuscito a vederla ecco il link) un utente ha chiesto la differenza tra il classico piano di accumulo (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo) ed il Piano Individuale Pensionistico. Dal momento che si tratta di una domanda che nell’ultimo periodo mi sento fare spesso, ho ritenuto che fosse arrivato il momento di scrivere qualcosa a riguardo. Oggi sono ad Ivrea, per il Carnevale molto famoso dove si assiste al classico “tiro delle arance”, e dal momento che al Castello di Parella hanno una canina di vini spettacolare, sono particolarmente “allegro”, perciò lascio che siano le parole a scorrere dal mio cervello alla tastiera senza fare troppa opposizione e senza pensarci troppo su, quindi cominciamo… Il piano individuale pensionistico (definito anche PIP) è sostanzialmente un piano di accumulo (con versamenti che possono essere mensili, trimestrali, semestrali o annuali) con caratteristiche tuttavia un po’ diverse, che adesso ti spiegherò (nel frattempo sto ascoltando “morning glory” degli Oasis)) Dunque cominciamo con la parte fiscale, perché a differenza del classico piano di accumulo (da adesso in poi PAC) tutto quello che versi, fino ad un massimo di 5.164,57 Euro annuali, è possibile portarlo in deduzione dalle tasse. Questo per un motivo molto semplice, lo Stato ha un sistema previdenziale pubblico definito “a ripartizione” (cioè chi lavora, con i propri contributi, paga la pensione a chi non lavora più). Tu pensi di accantonarli per te stesso, ma la cosa è solo figurativa, mi dispiace. Dal momento che il sistema matematicamente comincia ad essere (anzi lo è da un bel po’) instabile e sbilanciato in favore delle pensioni (complice anche l’invecchiamento della popolazione a l’aumento della speranza di vita) i conti (pubblici) non tornano, di conseguenza lo Stato ti dice una cosa molto semplice: “caro cittadino italiano, visto che io difficilmente riuscirò a pagarti la pensione, se ci pensi da solo o comunque ti dai una mano da solo, io ti supporto dal punto di vista fiscale”. Ecco spiegato quindi il vantaggio economico che hai (a differenza del classico PAC). Facciamo come sempre un esempio pratico con dei numeri: nella tua dichiarazione dei redditi, se presenti un reddito lordo di Euro 30.000, avendo per esempio versato durante l’anno 5.000 Euro nel PIP, pagherai le tasse solo su 25.000 Euro di reddito complessivo (ecco come funziona in sintesi la deducibilità). Detto questo, i vantaggi non sono finiti…. Infatti la parte fiscale fa la parte del leone nelle agevolazioni, e te lo dimostro con un altro esempio pratico: confrontandolo cioè con il tuo TFR (eh si, perché se non lo sai puoi anche decidere di trasferire il tuo TFR all’interno di un piano pensionistico, spostando quindi il rischio dalla tua azienda alla compagnia assicurativa, ricordati infatti che il TFR sono soldi che tu tutti i mesi metti da parte, quindi è importante sapere che, se la tua azienda non naviga in “acque sicure”, puoi sempre optare per lo spostamento in un PIP, dove il rischio sarà trasferito dalla tua azienda alla compagnia assicurativa, che solitamente risulta più solida). Detto questo, torniamo alla parte fiscale ed al confronto con il TFR… Ipotizziamo che dopo oltre 40 anni di faticoso lavoro, il tuo TFR sia di 100.000 Euro. Pensi che ti venga liquidata tutta la somma? Eh no mio caro, perché lo Stato si trattiene una determinata percentuale definita “aliquota marginale”… Mettiamo che (prendiamo le aliquote IRPEF attuali) la tua fascia di reddito preveda una tassazione del 38%, ciò vuol dire che anche il tuo TFR finale, quando sarà il momento di passare all’incasso, subirà una tassazione del 38% (si definisce aliquota marginale), quindi su 100.000 Euro accantonati te ne arriveranno NETTI 62.000 Euro (38.000 restano a papà Stato). Se invece la stessa cifra al termine del tuo lavoro sarà all’interno di un PIP, la tassazione è molto inferiore, infatti le aliquote vanno da un minimo del 9 ad un massimo del 15%. Da cosa dipende l’aliquota finale? Semplice, da quanto tempo stai versando contributi nel tuo PIP, prima cominci e più bassa sarà la tassazione finale. In particolare, si comincia con l’aliquota del 15%, ma a partire dal 16 esimo anno di versamenti nel PIP, ogni anno l’aliquota cala dello 0,3% (quindi in base a questi calcoli possiamo affermare che se versi in un PIP 35 anni, alla fine avrai una tassazione del 9%). Tutto bello e tutto facile? No! Infatti ci sono anche degli accorgimenti che devi considerare prima di aderire ad un PIP (sia nel caso di versamenti liberi che di trasferimento del tuo TFR, visto che puoi optare per entrambe le ipotesi).
  • I costi: in base alle compagni assicurative ed ai prodotti, dovrai confrontare molto bene sia i costi fissi (ad esempio per ogni versamento mensile) sia variabili (le spese di gestione, dal momento che i tuoi soldi verranno “gestiti”, più o meno prudentemente, a seconda del tipo di scelta che farai, dalla Compagnia assicurativa).
  • Le gestioni: come detto sopra, puoi optare ad esempio per una linea garantita (quindi con un rendimento minimo garantito, che solitamente prevede l’investimento in Titoli di Stato di vario tipo), fino alle gestioni più aggressive (azionaria se hai un orizzonte temporale molto lungo)
  • La liquidità del PIP: qui arriviamo ad una differenza netta dal classico “piano di accumulo”, infatti se in quest’ultimo caso basta liquidare il controvalore come qualsiasi investimento, nel caso del PIP non potrai toccare le some versate (salvo per spese mediche urgenti) prima di 8 anni, ad anche dopo quel periodo potrai chiedere il riscatto di massimo il 75% di quanto accantonato (pagando fai attenzione un’aliquota del 23%) in base alle diverse esigenze (acquisto/ristrutturazione prima casa) oppure massimo il 30% (sempre con la tassazione al 23%) per qualsiasi altra esigenza
  • A scadenza: potrai riscuotere SOLO il 50% della somma accantonata come capitale, il resto ti verrà erogato in forme di rendita (a seconda della scelta ne avrai di diversi tipi) come integrazione alla pensione pubblica
Ecco perché, come dico sempre, la somma da destinare ad un PIP DEVI DIMENTICARTELA, servirà esclusivamente all’integrazione della tua pensione, se invece vuoi accantonare soldi per altre finalità (acquisto auto/casa ecc) meglio il classico piano di accumulo, molto più flessibile! A questo punto perciò, una volta conosciuti questi dettagli, capita la differenza e valutata la tua capacità di risparmio mensile, dopo aver confrontato le diverse offerte lato costi, e dopo aver deciso il tipo di linea di gestione (garantita, bilanciata, azionaria ecc) potrebbe essere un buon compromesso la scelta di QUANTO risparmiare ogni mese, suddividendola tra il “piano di accumulo classico” ed il PIP, a seconda degli obiettivi economici e temporali da raggiungere. Per qualsiasi cosa come sempre non esitare a contattarmi, adesso vado a riprendermi un secondo e ci rivediamo come sempre su “Colazione a Wall Street”! Alla prossima Francesco